Candida: dalla cannabis una nuova cura

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Candida: dalla cannabis una nuova cura

di Luca Zarathustra Lecca, autore e referente del Comitato Pazienti Cannabis Medica  e rappresentante italiano presso il Concilio dei pazienti dell IACM (International Association for Cannabis as Medicine).

In uno studio pubblicato lo scorso 20 febbraio su Microorganisms gli scienziati dell’Università Ebraica di Gerusalemme Raphael Mechoulam (scopritore tra l’altro del THC) in collaborazione con il dr Marc Feldman, il dr Ronit Vogt Sionov ed il dr Doron Steinberg hanno studiato la capacità del cannabidiolo di origine vegetale (CBD) di inibire la formazione e la rimozione di biofilm fungini valutando anche i meccanismi attraverso i quali esso agisce.

COS’È LA CANDIDA?

La Candida albicans è un agente patogeno fungino appartenente alla famiglia dei Saccaromiceti . È un lievito, un organismo unicellulare che si trova generalmente nell’uomo all’interno del cavo orale, nel tratto gastrointestinale e nella vagina. Esso è una via di mezzo tra un fungo ed un batterio e ricopre un ruolo importante per l’uomo nella digestione degli zuccheri mediante la fermentazione.

Secondo il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta, fino all’80% delle infezioni batteriche che colpiscono persone nei paesi occidentali sono causate da biofilm polimicrobici. Ciò significa che infezioni ricorrenti come la candida non dovrebbero più essere considerate come infezioni supportate da un singolo agente patogeno, ma come un insieme di infezioni con un possibile ceppo patogeno dominante. In pratica diversi organismi agiscono all’unisono con lo scopo di proliferare.

COS’È IL BIOFILM:

La Candida albicans agisce creando un biofilm, una aggregazione complessa di microrganismi contraddistinta dalla secrezione di una matrice adesiva e protettiva, una sorta di pellicola che ricopre la comunità di lieviti, proteggendoli dagli agenti esterni.

In pratica un biofilm è una sorta di guscio che protegge questi agenti patogeni da ciò che li circonda e li tiene in comunicazione l’uno con l’altro, permettendogli tra l’altro di proliferare e quindi di creare colonie in grado di diffondersi nell’organismo. La placca dentale è un classico esempio di biofilm che calcificandosi solidifica e si trasforma in tartaro.

Le sostanze dalle quali sono costituiti i biofilm permettono a questi organismi di aderire talmente bene alle superfici che colonizzano, che diventano così non solo difficili da eliminare ma possono contribuire a far peggiorare inaspettatamente le condizioni di salute delle persone colpite da infezione in quanto questi microrganismi dannosi dopo aver attecchito e ed aver creato il biofilm, tendono a disperdersi nel corpo protetti dall’azione del sistema immunitario e degli antibiotici.

LO STUDIO:

La scarsa efficacia e i gravi effetti collaterali dei comuni trattamenti antifungini e l’insorgenza di ceppi di Candida multiresistenti richiedono rimedi alternativi all’uso regolare di agenti antifungini.

Poiché la patogenicità dei funghi è principalmente attribuita alla loro capacità di aderire e di accumularsi su varie superfici, la nuova strategia antifungina dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo di agenti che prevengono la formazione di biofilm e sradicano anche i biofilm esistenti.

La capacità di C. albicans di formare biofilm sulla superficie delle cellule dei mammiferi e sui dispositivi medici impiantati è un determinante essenziale della virulenza che stimola il progresso dell’infezione.

È stato dimostrato che numerosi composti di origine vegetale mostrano potenziali attività anti-Candida tramite meccanismi multipli, inclusa l’inibizione della transizione da lievito a ife; prevenzione della formazione di biofilm; alterazione del metabolismo cellulare, integrità della parete cellulare e fluidità della membrana cellulare; così come l’inizio dell’apoptosi (morte cellulare programmata).

C. albicans sono classificati come funghi dimorfici, che possono transitare tra le due forme principali: lievito e ife. Le ife nei biofilm supportano lo sviluppo di una struttura stabile.

Il passaggio dal lievito alle ife è considerato una virulenza critica caratteristica della Candida.

La prevenzione della transizione morfologica o / e l’eliminazione della forma ifale può migliorare la terapia antifungina, questi risultati sono stati ottenuti in un precedente studio sugli endocannabinoidi Anandamide e AraS, che hanno mostrato attività antifungina contro C. albicans inibendo la transizione da lievito a ife e la crescita ifale.

IL RUOLO DEL CBD NEL COMBATTERE LA CANDIDA:

I risultati di questi studi dimostrano che il CBD agisce a diversi livelli:

L’inibizione della formazione di biofilm da parte del CBD è stata associata alla modifica della morfologia fungina.

Il CBD estratto dalla cannabis si è rivelato efficace nel contrastare la candida attraverso diversi meccanismi.

Il CBD inibisce la formazione di biofilm e ne modifica l’architettura, riduce il suo spessore, blocca la produzione delle sostanze che circondano e proteggono la candida e rende la loro superficie più permeabile.

Reprime l’espressione dei geni associati alla virulenza.

Causa uno stress ossidativo, ossia uno squilibrio fisiologico che danneggia la cellula, che la C.albicans non è in grado di sopportare.

Altera l‘attività mitocondriale, ossia il meccanismo attraverso il quale i funghi “respirano”.

Aiuta a rimuovere il biofilm preformato. Questa azione è particolarmente importante, poiché i biofilm di C. albicans sono spesso associati a dispositivi medici permanenti come le protesi, aggravando la malattia e il tasso di mortalità dei pazienti affetti.

Sopprime l’espressione di un regolatore di un gene che svolge un ruolo importante nell’invasione del tessuto ospite.

Causa un notevole aumento del lievito in cluster e la comparsa di forme di pseudoife che si verificano parallelamente alla diminuzione complessiva della massa delle ife reali.

I ceppi di C. albicans cresciuti come pseudoife hanno mostrato una virulenza ridotta rispetto alle ife vere.

CONCLUSIONI:

Proponiamo che il CBD eserciti la sua attività nei confronti del biofilm di C. albicans attraverso una modalità d’azione multi-target, che differisce dai comuni agenti antimicotici, e quindi può essere esplorata per un ulteriore sviluppo come trattamento alternativo contro le infezioni fungine.

Fonti e bibliografia:

Feldman, M .; Sionov, RV; Mechoulam, R .; Steinberg, D. Attività anti-biofilm del cannabidiolo contro la Candida albicans . Microrganismi 2021 , 9 , 441.

López D. Biofilms. Cold Spring Harb Perspect Biol. 2010 Jul; 2(7)

Verstraelen, Hans; Swidsinski, Alexander Il biofilm nella vaginosi batterica, Opinione corrente sulle malattie infettive: febbraio 2013 – Volume 26 – Numero 1 – pagg. 86-89

Il biofilm nella vaginosi batterica: implicazioni per epidemiologia, diagnosi e trattamento: aggiornamento 2018

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