Anziani: la cannabis medica non causa loro declino cognitivo

Anziani: la cannabis medica non causa loro declino cognitivo

“Anziani: la cannabis medica non causa loro declino cognitivo”.

Lo studio pubblicato nel numero di settembre 2020 del Drug and Alcohol Review Journal (la principale rivista multidisciplinare dell’Asia-Pacifico che affronta questioni relative all’alcol e ai problemi legati alla droga) è stato condotto da Sharon R. Sznitman PhD, Senior Lecturer, Simon Vulfsons MD, Director, David Meiri PhD, Lecturer, Galit Weinstein PhD, Senior Lecturer presso Israel’s Haifa University School of Public Health.

Qui trovate lo studio completo: Wiley Online Library

Lo studio ha incluso 125 consumatori di cannabis che avevano 50 anni o più. Dei 125 partecipanti allo studio, 63 avevano il permesso del governo israeliano per l’uso di cannabis e 62 non lo avevano.

Ogni partecipante è stato sottoposto a diverse batterie di test neurocognitivi completi (CogState) per valutare le prestazioni cognitive di reazione psicomotoria, attenzione, memoria di lavoro e nuovo apprendimento.

I pazienti sono stati testati prima e dopo l’uso della cannabis medica. Il risultato dello studio non ha mostrato differenze rilevabili nelle capacità cognitive prima o dopo l’uso della cannabis terapeutica.

La dottoressa Sznitman e la dottoressa Weinstein hanno notato che i risultati dello studio non mostrano cambiamenti diffusi nella cognizione nei pazienti con dolore cronico più anziani. Considerando che l’uso della stessa è in aumento tra queste persone, questo studio potrebbe essere un primo passo verso una migliore valutazione del rapporto rischio-beneficio dell’uso della cannabis medica con gli anziani.

I ricercatori hanno anche notato che “studi precedenti hanno dimostrato che la cannabis può avere effetti a lungo termine sul cervello se consumata in giovane età. Questi affetti non sono necessariamente gli stessi se consumati in età avanzata. “

Analisi:

I consumatori di cannabis terapeutica anziani negli Stati Uniti sono la fascia demografica in più rapida crescita (oltre 435.000 pazienti in Florida e un età media superiore a 50 anni). Tuttavia, questi numeri potrebbero essere considerati la “punta dell’iceberg”. Quando più anziani si sentiranno più a proprio agio nell’usare la cannabis medica per le loro patologie, con meno effetti collaterali e più sollievo rispetto ai farmaci tradizionali, saranno in più ad a usarla.

I medici e le organizzazioni sanitarie devono educare gli anziani sui benefici della cannabis medica e iniziare a tenere traccia dei dati relativi ai risultati che ottengono. Non solo la cannabis medica è più sicura dei farmaci tradizionali (per la maggior parte dei pazienti), ma è anche più conveniente per le ACO (organizzazioni sanitarie costituite da medici, ospedali ed operatori sanitari) come costo delle cure per paziente. L’evidenza è nei dati. Man mano che le ACO e gli enti sanitari i monitoreranno i dati sull’uso della cannabis medica ,riscontrando risultati migliori e una diminuzione dei costi dell’assistenza sanitaria all’interno del loro sistema, ci sarà una maggiore accettazione della cannabis medica come medicina all’interno dell’attuale comunità sanitaria. Questo potrebbe confermare ulteriormente che la cannabis medica non causa declino cognitivo negli anziani.

Articolo pubblicato originalmente sull’ Orlando Medical News riassunto e tradotto da Luca Zarathustra Lecca su gentile concessione di Michael C.Patterson, fondatore e CEO della US Cannabis Pharmaceutical Research & Development di Melbourne, consulente per lo sviluppo dell’industria della marijuana medica a livello nazionale e in Florida. Consulente inoltre del Gerson Lehrman Group, New York e aiuta a educare i partner GLG su strategie di investimento specifiche e politiche pubbliche in materia di marijuana medica negli Stati Uniti e a livello internazionale. Può essere contattato a questa mail: mpatterson@uscprd.com

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